MAURIZIO SOLIERI
CHITARRE, VASCO, E... SRB
GUITAR CLUB nov. 1987

intervista di Achille Maccapani
 

 

 

Tutti lo considerano ormai l'alter-ego chitarristico di Vasco. Chi non ricorda quel lucido ed entusiasmante assolo di Dimentichiamoci questa città o la trucida parte solista di Sono ancora in coma?
Maurizio Solieri, 34 anni grande appassionato di rock e musica FM americana ("Per certi suoni dell'ultimo di Vasco", racconta, "ci siamo riferiti molto al metodo di lavoro degli americani; Brava Giulia, ad esempio, è stata influenzata, nell'arrangiamento, dalla musica dei Mr. Mister"), è da considerarsi uno dei migliori guitar-heroes italici, se non altro per avere introdotto nel difficile business discografico nostrano uno stile chitarristico irruento, in linea con i nostri gusti e la grinta del vero rock.



GUITAR CLUB:
Sei maturato non poco in sala di incisione, al punto da collaborare in maniera sempre più diretta alla lavorazione di un album, sia che si tratti della Steve Rogers Band oppure di Vasco. Da cosa credi sia derivato questo tuo atteggiamento?

MAURIZIO SOLIERI: L'approccio nel suonare, sia con la SRB che con Vasco, è uguale. Non lavoro su quello che mi dicono gli altri; è chiaro che tutti i consigli sono buoni, ma in genere arrivo in sala con delle idee già pronte, già provinate prima, a parle gli assoli che invece vengono improv visati. Questa maturazione è dovuta al passare degli anni, dall'ascolto sempre maggiore di musica, al farsi più esperienza.., insomma, la mia vita stessa è la mia maturazione.

G.C.: Quando lavori su un assolo per un brano, scegli il migliore tra una rosa di assoli registrati?

M.S.: Durante gli anni ho usato tutti i mezzi: prima sceglievo appunto l'assolo migliore, poi si legava la frase di un assolo con un'altra frase di un altro assolo, e così via. Negli ultimi due o tre anni, le cose migliori mi sono venute registrando le basi: molte chitarre, sia nel disco della SRB che in quello di Vasco, sono state tenute perché il suono, la grinta e le cose che venivano fuori erano più fresche ed originali di quelle fatte, magari, in overdub dopo.

G.C.: La mia personale idea sui vostri lavori (Vasco compreso) è che si dovrebbe puntare un po' meno sulle raffinatezze e un po' di più sull'energia live in studio. Condividi questa posizione?

M.S.: Sì, sarebbe meglio, e in genere si fa così: le basi vengono registrate live con la grinta necessaria anche alle registrazioni dal vivo. Magari il soffermarsi troppo sulle raffinatezze c'è. Però un conto è il lavoro in sali ed un conto è invece il lavoro live. E naturale che in sala le cose vengono un po' più arrotondate e raffinate, mentre dal vivo tutto resta più sciolto e più libero,

G.C.: C'era qualcosa che avresti voluto migliorare in I Duri Non Ballano e C'è Chi Dice No?

M.S.: In effetti, quando si termina un lavoro, lo senti già vecchio.Ciò è dovuto alla tua evoluzione di sonorità che si ascolta dalla radio, dalla tv, dai dischi, in giro. Tutti i  pezzi che noi facciamo, e soprattutto ti parlo dei pezzi che scrivo io (so coiue nascono, me li faccio a casa, mi faccio 1provini da anni), possono far capire che il risultato mentale sonoro alla fine viene fuori sempre dal vivo. Una canzone nata in un certo modo si deve sfogare in un certo modo. "C'è Chi Dice No" l'avevo scritta tre anni fa, l'ho registrata su un otto piste e con la Roland 808; poi in seguito siamo cntrali in sala, ed abbiamo rifatto il pezzo. A livello chitarristico, il feeling che ha una vera chitarra non mi sembra lo abbiano le synth-guitar. E vero si sta avvicinando sempre di più, vedi la Stepp o la SynthAxc, ma cambia del tutto il tipo di approccio. Penso sia un modo di suonare più vicino alla tastiera, servendosi invece della tastiera della chitarra.

G.C.: Che chitarre prediligi?

M.S.: Quelle con cui fare un buon blues, le Spool Junior; le Farber, e che risalgono alla fine degli anni '50.

Le chitarre attuali si equivalgono invece un po' tutte: la Charvel Jackson va benissimo, come pure la Kramer, ma non le distingueresti una dall'altra.

Penso che il massimo sia farsi assemblare una chitarra, te la senti più tua, te la fai fare come vuoi tu, od acquistarne una e trasformartela un po'
.
G.C.: Che tipo di scale usi in genere per i tuoi assoli?

M.S.:
Essendo un autodidatta, ho suonato molto blues, con incursioni tra Jeff Beck, gli Yardbirds il grande Johnny Winter e Clapton. Spesso ricado in certe scale blues. Penso comunque di usare le scale tipiche di tutti i chitarristi, mettendo magari insieme la scala blues con le pentatoniche, cioè quello che mi viene in mente al momento. Non sono un tecnico, assolutamente...
G.C.: Che plettri usi?

M.S.: In genere uso i Gibson heavy di tipo piccolo e tipo leggermente più grosso. Per gli assoli, uso il tipo piccolo, per le plinti tirate, come la strisciata sulle corde, il tipo grosso. Tengo sempre quattro o cinque plettri attaccati alla chitarra con un po'di scotch.., per non restare senza!

G.C.: Ti servi di una tecnica ben precisa per l'uso del plettro?

M.S.: Dipende dai brani che devo suonare, non ho uno schema fisso. Posso ad esempio suonare tutto cromatico una pennata dietro l'altra, perché anch'io ho un passato che si rifà alla Mahavishnu Orchestra di John McLaughlin. A volte uso molto la mano sinistra e dò una pennata ogni tre note:

quando suono rock, in genere, lego molto con la sinistra dando

poche pennate con la destra. Altre volte ancora penno prima su e poi giù.

Dipende dalle situazioni.

G.C.: Quali ellepi ti sono piaciuti di più ultimamente?

M.S.: L'ultimo di Bon Jovi, Fahrenheit dei Toto, Into The Fire di Bryan Allams, Eat'em And Smiie di David Lee Roth...

G.C.: Un disco, quest'ultimo a dir poco favoloso..,e poi?

M.S.: Wiid Frontier di Gary Mocre, che ha capito che i dischi vanno venduti. Ecco il perché dei suoni di batteria campionata, di un suono accattivante soprattutto per i ragazzini. Dal vivo lui non userà mai batterie elettroniche. Secondo me, è il migliore album di Gary Moore.

G.C.: E per gli italiani?

M.S.: Preferisco Paoli, De Andrè e Tenco ai cantautori degli anni '70 come De Gregori e Battisti. Uno dei miei dischi preferiti di tutti i tempi è il live di De André con la PFM, in cui c'era un grandissimo Franco Mussida.

G.C.: Cosa ne pensi infine della difficolà dei nuovi gruppi italici a sfondare, visto che i discografici sembrano essere sempre più diffidenti?
M.S.: È il solito vecchio problema.
Già in Italia c'é un mercato molto ristretto che soltanto da poco comincia a specializzarsi. Fino a pochi anni fa, i direttori artistici delle grosse case avevano cinquant'anni e puntavano su lavori da un milione di copie. Ora le cose stanno cambiando, ma ci vuole tcmpo. Quanto ai gruppi nuovi, trovo manchi l'originalità: molti si rifanno al funky o all'heavy metal inglese. Ci vorrebbe un circuito nazionale di club dove tutte le nuove leve possono suonare, così come avveniva una volta.
Consiglierei a questi gruppi di partire sì da modelli stranieri, ma di cercare di pensare anche con la propria testa. Un tempo era molto più difficile capire certi suoni chitarristici ascoltando magari di notte, come facevo io, Radio Lussemburgo piuttosto che leggere oggi la stampa specializzata che ti dice anche quali ampli usa Van Halen!

G.C.: Solieri e le chitarre: quali chitarre hai unito nell'ultimo tour estivo e quali chitarre nuove sono entrate a far parte del tuo parco strumentistico?

M.S.: Non sono mai stato amante di collezionismo, del vintage a tutti i costi.

Ma uno strumento devi sentirlo particolarmente vicino, deve ditri quello che tu vuoi. Nel disco di Vasco (come in quello della SRB) ho usato una Stratocaster custom made che ho da tre anni, c che mi piace moltissimo. La scalatura delle corde é:

0.08-0.11-0.14-0.22-0.37 (o 0.38)-0.42. A tutt'oggi mi servo di questa chitarra dal vivo e in studio; ha un manico Fender, meccaniche Shaller, due pick-tip Fender Vintage ed un pickup Di Marzio Super Distortion al ponte. Ogni anno cambio décor alla chitarra, perché mi piace cambiare il battipenna: quest'anno ce l'ho in plexiglass giallo trasparente. Ho il classico Floyd Rose. Un'altra chitarra che suono dal vivo, ma che vorrei personalizzare è una Jackson nera modello Solist che ha suoni diversi dalla Fender, e che mi serve quando rompo una corda sul palco; ha un suono più grintoso. Nel rock va bene anche quella; nei suoni puliti ha una sonorità talmente diversa dalla Stratocaster che ho pensato di montare due pick-up Seymour Duncan. La Jackson ha un suono molto nasale con i pick-up single coi, per cui c'è differenza con i pezzi di Vasco che sono invece cristallini. Penso che il mercato delle chitarre si sia avvicinato molto, più che al professionista, al ragazzino metallaro che a 15-16 anni, spendendo pochi soldi, può comprare buoni strumenti, equipaggiati di leve, Kahler e Floyd Rose che impediscono di scordarsi, La Jackson è un ottimo strumento, però alla fine la sonorità non è originale. Secondo me tutti i chitarrisiti dell'ultim'ora si assomigliano: veloci, bravissimi e tecnicamente ineccepibili, ma hanno tutti la stessa sonorità: io non li distinguo uno dall'altro!

G.C.: Siamo di fronte ad un fenomeno di standardizzazione?

M.S.: Sì, anche se la sonorità cambia in base alla personalità di ognuno di noi. La mano determina la tua sonorità, a parte poi la strumentazione.

Ora, coimunque mi sento mollo più a mio agio con la Stratocaster.

G.C.: Che effetti usi?

M.S.: Ho una pedaliera semplice con due deviatori, uno dei quali mette in funzione alternativamente due ampli, un Marshall ed un Fender Super Twin collegato a una cassa Fender Showman con i coni JBL. Quando uso le sonorità distorte, mi servo del Marshall, e quando devo fare arpeggi, cose pulite e funky, del Fender. L'altro deviatore mi eseude la Stratocaster con radio-microfono Beyer, nel caso in cui mi si rompe una corda, e permette il funzionamento della Jackson, collegata col solito cavo, senza che io smetta di suonare. Per gli effetti, uso solo chorus e overdrive Boss. Vorri acquistare la nuova pedaliera Roland a rock che ha otto suoni di base ed altri 120 memorizzabili.

G.C.: Cosa ne pensi delle interfacce Midi perr chitirra e dei SynthAxe?

M.S.: Sono interessanti, ma non esiste ancora uno strumento che puoi suonare veramente con il feeling della chilarra.., e poi dipende anche dal genere di musica che devi fare.