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Maurizio
Solieri è un uomo molto sensibile, che sa suscitare nel pubblico
che lo ascolta emozioni e sensazioni tipicamente "alla Vasco".
In effetti la chitarra che da sempre ascoltiamo sui dischi di Vasco è
proprio la sua! Sa fondere l'insegnamento rock degli anni settanta con
le arminie italiane, il pathos e il cuore melodico della nostra penisola.
Parlando con lui, si scopre un personaggio tranquillo e molto realista,
un personaggio che si rende perfettamente conto della sua posizione nel
panorama musicale nostrano. Parla del suo passato con onestà e
puntiglio. Riconosce gli erori fatti e rivisita la strada percorsa. E
non se la tira per niente! È un professionista completo, addirittura
intrappolato nel suo stesso personaggio così spontaneamente creatosi
nel corso degli anni. Ma va bene, va bene così! E chi non vorrebbe
esere nei suoi panni? Celebrato e osannato da migliaia di fans del Blasco,
pressato e stressato da continue tournée e lavori in studio più
o meno gratificanti, maurizio ha sempre saputo conquistare il suo posto
con orgoglio e con umiltà, così come dimostra la nostra
intervista. Sa stare al suo posto e riconosce il valore musicale altrui,
è creativo e paga il giusto tributo di riconoscenza ai suoi maestri
del passato. Anche se non parrebbe vedendolo correre da una parte all'altra
del mega palco di Vasco, e nonstante le dicerie spesso pubblicate tra
Lui e Andrea Braido, Maurizio Solieri è un uomo tranquillo che
parla sineramente e col cuore. Non è raro incontrare personaggi
come lui, è raro vederli arrivare in cima, dove soffia il forte
vento del successo!
GUITAR
CLUB: È parecchio tempo che manchi tra le pagine di
Guitar Club. Cosa hai fatto negli ultimi anni con e senza l'amico Vasco
Rossi?
MAURIZIO SOLIERI: L'ultima tournée
con Vasco l'ho fatta nel 1987. Poi ci siamo separati ed io ho continuato
con Steve Rogers Band. Questo split si è verificato a causa di
problemi umani e di lavoro tra Vasco e il suo produttore Guido Elmi. Noi
abbiamo realizzato l'album "Alzati La Gonna" come Steve Rogers Band. Un
album che è andato molto bene tra l'altro.
l problemi tra Vasco e Guido comunque, avevano creato due tronconi separati.
In realtà noi non avevamo molta voglia di abbandonare il "carrozzone"
Vasco Rossi, perchè bene o male ci dava la possibilità di
fare tournée di prestigio e di esprimerci musicalmente.
G.C.: Possiamo scrivere "carrozzone"?
M.S.: Certo, certo! Si sa che io sono
colorito, no? Dicevo che noi non volevamo abbandonare il carrozzone col
quale ci trovavamo benissimo. Ma noi siamo sempre stati un gruppo attivo
musicalmente e mai dei backin' musicians che pensano a fare bene la loro
parte e basta. Abbiamo sempre contribuito agli arrangiamenti e alla stesura
delle canzoni, sebbene io e Massimo Riva non firmassimo i pezzi nei primissimi
anni con Vasco perchè non sapevamo come funzionava il sistema SIAE!
G.C.: Lo avete capito a vostre spese
più tardi?
M.S.: Si, lo abbiamo scoperto a nostre
spese.
Comunque c'è sempre stata questa collaborazione tra noi e Vasco.
Lo abbiamo conosciuto quando era il classico cantautore che si accompagnava
con la chitarra, un po' alla De Gregori. Conosceva una quindicina di accordi.
Era un po' come Bennato, ma aveva delle cose sue particolari nei testi
e nelle idee. Era molto attento alla musica. Lui non sapeva esprimersi
musicalmente in modo preciso e non aveva riferimenti precisi. Al limite
cantava i fraseggi che voleva sentire. ll gruppo quindi al di là
di Vasco aveva una propria identità e una gran voglia di esprimersi
autonomamente. Del resto è capibile, perchè è bello
poter avere una band con la quale apparire sul palco, fare le televisioni,
i propri dischi, avere una certa gestione di tutta la situazione. Eravamo
molto affascinati. Inoltre la band godeva già del successo avuto
suonando con Vasco e quindi c'era la possibilità di fare un disco
a nome SRB. Ne avevamo già fatto uno precedentemente, ma era passato
quasi inosservato.
G.C.:
Come è nato il nome Steve Rogers Band?
M.S.: Nel 1979, in sala di incisione.
E stato uno scherzo. Successe mentre stavamo registrando il brano "Colpa
di Alfredo" e Guido Elmi era al telefono con una fans di Vasco. Lei chiedeva
disperatamente di parlare con Vasco, ma Elmi continuava a dire che non
era in studio. Allora lei infastidita gli chiese: "ma tu chi sei?"e lui
rispose: "sono Steve Rogers!" (risate). Cosi da quel giorno ci siamo chiamati
Steve Rogers Band. Anche perchè quel nome era diventato uno scherzo
frequente tra noi. Quindi ci siamo affezionati a quel nome e quando è
stato il momento di firmare un contratto discografico, decidemmo di tenerlo.
G.C.: Perchè avete lasciato
Vasco se vi trovavate bene con lui?
M.S.: Abbiamo dovuto scegliere da
che parte stare, nostro malgrado. Guido in un certo senso ci ha usati
come merce di scambio. Vasco teneva molto alla band, ma Guido ci plagiò
e ci fece firmare. Il disco "Alzati La Gonna" era ai primi posti delle
classifiche e quindi eravamo molto contenti. Facevamo i nostri concerti
ed eravamo in prima persona a lavorare. Quindi desiderosi di intraprendere
la nostra carriera, abbiamo firmato accettando di stare dalla sua parte,
anche perchè in effetti Guido ci andava molto bene come produttore.
Stavamo insieme da tanti anni e c'era un grosso vincolo tra noi e lui.
Successivamente capimmo che Guido ci utilizzò come merce di scambio.
G.C.: Ma come mai Guido e Vasco non
andavano più d'accordo?
M.S.: Vasco non voleva affidargli
la produzione del disco "Liberi Liberi", così Guido si tenne la
Steve Rogers Band. Noi quindi siamo andati avanti per la nostra strada.
Ci credevamo molto, al di là del genere che suonavamo. Siamo anche
stati un po' travisati. La nostra band non poteva essere una band di hard
rock. lo avrei anche potuto suonare hard rock, ma Massimo (Riva) non è
mai stato un cantante vocalmente e scenicamente aggressivo. Lui amava
scrivere determinate cose, ma sempre con una certa ironia. C'era una componente
musicale molto massiccia con testi troppo generazionali che io personalmente,
assieme a qualcun'altro, non condividevo. Scrivevamo belle canzoni per
arrivare ad un pubblico sempre più vasto: canzoni orecchiabili,
e lui scriveva queste cose. Però in fondo aveva ragione lui. Non
dimentichiamoci che oggi ci sono gruppi che hanno preso molto dalla Steve
Rogers Band! Mi capita di notarlo, guardando a Video Music. Noi siamo
andati avanti per quattro anni, ma non siamo stati supportati adeguatamente
dalla nostra casa discografica, la CBS.
Avevano grossi problemi interni, cambi di personale e altro. Ma soprattutto
la mazzata più grossa l'abbiamo presa partecipando al Festival
di San Remo. Venivamo da un'estate bellissima: avevamo vinto "Vota la
Voce", il "Telegatto" e altro. Quindi la casa discografica ci propose
di andare a Sanremo, partecipando tra i big. Poi invece ci fu una gran
marcia indietro, perché sappiamo bene adesso ciò che succedeva
dietro le quinte! Del resto lo sapevamo tutti da molti anni quello che
combinavano Aragozzini e gli altri con le loro "pastette"!
Per farla breve abbiamo accettato comunque, pensando di fare un'apparizione
di fronte a venti milioni di spettatori. Ci davano questa enorme possibilità
e il periodo era molto fortunato. E invece anche li siamo stati usati
come merce di scambio! La nostra casa discografica aveva già patteggiato
la vittoria di Anna Oxa e Fausto Leali e noi servivamo soprattutto per
l'anteprima di Sanremo che avrebbe dovuto dare lustro alla manifestazione,
poichè era un po' squallida! Mancavano dei nomi e noi eravamo conosciuti
dai giovani. Cosi da quel momento è iniziato il nostro declino.
Purtroppo quando partecipi a quelle manifestazioni è così.
Sanremo serve soprattutto per lavorare e vendere durante tutta l'estate,
con le feste in piazza, i santi patroni, i cachet gonfiati enormemente
con i comitati organizzativi: tutte cose che la gente in realtà
non immagina, ma è così. L'insuccesso di Sanremo ci portò
ad una forte frustrazione. ll disco non vendette particolarmente bene,
ma neanche tanto male: trenta o quarantamila copie non sono poi così
negative. Noi continuavamo a lavorare e a fare i nostri concerti, ma cominciava
a mancare la qualità. A me sta anche bene suonare alla festa di
piazza del santo patrono con la gente che mangia il gelato sotto il palco
e le luminarie accese sui tetti delle case, oppure anche al bar sotto
casa mia, ma devo essere motivato da una casa discografica e da un manager
che riescano a promuovere e che sappiano fare il loro lavoro!
G.C.:
Ci rammenti i titoli dei dischi prodotti dalla Steve Rogers Band in questi
anni?
M.S.: Il primo era intitolato semplicemente
"Steve Rogers Band", nel quale appariva il brano hit "0K, Si", un brano
che eseguivamo anche dal vivo con Vasco. Poi "Alzati La Gonna", poi un
altro intitolato ancora "Steve Rogers Band" con il brano che ha partecipato
a Sanremo, "Uno Di Noi". E poi l'ultimo album del 1990 che si intitola
"Sono Donne", dove potenzialmente ci sono quattro singoli stupendi. È
un disco diverso dal solito, più variegato musicalmente. A quel
tempo i nostri punti musicali di riferimento erano i Bad English, i Whitesnake;
questi grandi gruppi, queste power band americane capaci di scrivere bellissime
canzoni con all'interno virtuosismi tecnici e musicali non indifferenti.
Noi facemmo il nostro ultimo album pensando soprattutto a queste due band.
Per concludere, nell'estate del '90 facemmo la nostra brava tournée.
Ma io non mi sentivo soddisfatto!
G.C.:
Sappiamo che in Italia sei molto stimato come chitarrista e come musicista.
M.S.: Sono molto contento di essermi
creato negli anni una certa credibilità come chitarrista, come
musicista e come autore di canzoni. Tutto sommato c'è molta gente
che mi vuole bene e mi stima. Non penso di essere sopravvalutato da questa
gente. So di essere un buon musicista, sebbene esista a volte una certa
idolatria nei miei confronti che mi lascia perplesso. lo non mi sento
così!
G.C.: Sei automaticamente idolatrato
perché cresciuto alla corte di Vasco?
M.S.: Forse si. Però ancora
adesso, ciò mi lascia contento, ma perplesso. lo sono una persona
realista, molto realista. Sono contento quando mi fanno un complimento
motivato. Tornando a quel periodo non mi sentivo soddisfatto, c'era qualcosa
che non quadrava. Amavo molto la band e mi trovavo bene con loro. Per
la prima volta avevo un gruppo di amici con il quale lavoravo e con il
quale uscivo anche alla sera: il che è il massimo della vita! Ma
non ero soddisfatto. Seppi in quel periodo che Vasco stava preparando
una band per una tournée all'estero e per me sarebbe stato molto
importante come musicista fare una esperienza simile.
Mi sembrava stimolante andare al l'estero a suonare, vedere cosa succede
fuori dai confini nazionali. Cosi io e Vasco ci incontrammo una sera casualmente
in una discoteca...
G.C.: L'hai contattato tu o ti ha
chiamato lui?
M.S.: No, no, ci siamo incontrati
casualmente!
Ci eravamo incontrati anche altre volte e vedevo che in lui c'era una
certa nostalgia per i tempi andati. Però me la menava sempre: "Tu
hai preferito andare a suonare con la Steve Rogers Band!" e io gli dicevo:
"Ringrazia il tuo produttore Guido Elmi!" Insomma, quelle diatribe che
non hanno mai fine. E che continuano ancora adesso! Se io casualmente
accenno scherzando al passato... ciao... é finita... ricomincia
tutta la discussione! Comunque ci incontrammo in un locale a Bologna e
parlando in compagnia di altri amici dell'epoca, confessai a Vasco di
non essere soddisfatto della mia situazione. Sapevo che stava preparando
la tournée e gli dissi che se voleva poteva chiamarmi. lo volevo
riprendere la mia situazione con lui, perchè dal punto di vista
professionale non mi sentivo a posto. C'era in me molta rabbia e molta
frustrazione. Come S.R.B. andavamo in giro a suonare, il pubblico veniva
e si divertiva, ma mancava l'organizzazione. Non ci aiutava più
nessuno. Guido, terminata la sua collaborazione con Vasco, non aveva più
il potere necessario per spingere la band. E si sa come vanno le cose
qui in ltalia! Se hai qualcuno alle spalle vai avanti, sennò stai
fermo! Non c'era più potere alle nostre spalle: né manageriale,
né discografico. Era tutto rallentato e non succedeva niente, così
a malincuore dissi ai ragazzi della band che accettavo la tournée
con Vasco.
G.C.: Come reagirono?
M.S.: Male! Si formarono subito le
fazioni. Guido contattò Riva dicendogli di prendere un altro chitarrista,
poi mi telefonò dicendo di prendere un altro cantante. Si formarono
quelle situazioni spiacevoli e insopportabili. Alla fine abbandonai e
ripartii con Vasco, trovandomi tra l'altro in un ambiente molto diverso.
Un ambiente post-Guido Elmi che gratificava e considerava di più
i musicisti. lo ho lavorato per anni con Vasco. Abbiamo iniziato assieme
a Zocca, capito? Lui non era nessuno. Mi sono fatto tutto l'escursus vitae
dagli albori fino al successo e alle grandi tournée in quell'ambiente.
Quando tornai con Vasco sembrava di essere nel paese di bengodi! Fino
all'87 noi musicisti guadagnavamo...
G.C.: ...X! .
M.S.: Diciamo X, che significa abbastanza
poco. Nella nuova situazione invece, cavolo! Hotels cinque stelle e tutta
un'organizzazione che non c'era mai stata prima! Questo perchè
non essendoci più il gruppo di amici, bensì musicisti esterni,
anche stranieri con certe esigenze, l'organizzazione di Vasco dovette
cambiare musica! All'epoca invece, essendo amici, non chiedevamo più
di tanto in tutti i sensi.
Quando tornai era tutto cambiato, perfino gli arrangiamenti! Faticai a
reinserirmi, inoltre c'era anche un handicap psicologico da parte mia
e della band. Conoscevo "Cucchia" (il saxofonista) e (Daniele) Tedeschi,
ma non gli altri. Insomma non fu semplice ritrovare l'intesa.
La situazione era diversa e molto più professionale. Per la prima
volta mi trovai in una band formata non da colleghi e amici, ma da professionisti.
Organizzazione della madonna, tournée stupenda, una settimana a
Toronto per preparare un concerto, poi tournée in tutta l'Europa.
Siamo stati benissimo! Avevo ovviamente molta nostalgia per i vecchi tempi
e per la Steve, anzi appena tornai con Vasco cercai di far rientrare "il
Gallo" (Galina, il bassista), ma c'erano dei problemi. Quest'anno invece
fortunatamente è ritornato con noi. Facemmo quindi questa tournée
all'estero, poi ancora una in Germania e cinque concerti nei grandi stadi
italiani nell'estate del '91. Questo fino ai nostri giorni con la preparazione
e il lavoro per il disco nuovo e la tournée del 1993.
G.C.:
Avete lavorato insieme tu e Andrea Braido per l'album "Gli Spari Sopra"?
'
M.S.: Ci sono molti musicisti americani
sul disco oltre a me e Andrea. lo ho suonato in tre brani e così
anche Andrea. C'é "il Gallo" al basso, Gregg Bissonnette e Vinnie
Colaiuta alla batteria. E stato un disco fatto chiaramente in modo internazionale.
G.C.: Solitamente da chi partono le
idee quando componete?
M.S.: In generale da anni ci sono
alcuni autori che scrivono delle parti. lo, Tullio Ferro, Massimo Riva,
Guido Elmi e Vasco che a volte ha un giro armonico in testa da sviluppare.
Insomma c'è un pool di autori che costruiscono i brani. lo generalmente
consegno i pezzi già terminati dal punto di vista degli arrangiamenti.
Me le canto prevedendo dei testi ipotizzati su un finto inglese. Poi Vasco
compone il testo vero. Possono subentrare piccoli cambiamenti o altri
arrangiamenti, ma di base funziona così.
G.C.:
Firmate i brani tutti insieme?
M.S.: lo firmo i miei pezzi. Ad esempio
ho scritto tre canzoni: "Lo Show", "Se è Vero 0 No" e "Vuoi Star
Ferma?". Sono stati firmati Rossi/Solieri. Gli altri pezzi sono stati
firmati in base agli altri autori che li hanno scritti.
G.C.: Dunque la situazione ora è
molto più confortevole e remunerativa per te.
M.S.: Ma certamente! Infatti sono
contentissimo. Del resto è dall'82 che scrivo canzoni con Vasco.
È tutto molto bello adesso, anche se manca un po' di quel feeling
degli anni passati.
G.C.: Com'è la tua situazione
con Andrea Braido?
M.S.: Fin dall'inizio abbiamo preparato
lo spettacolo per colpire l'occhio e l'orecchio dell'ascoltatore. Vasco
deve cercare di superare sè stesso ogni volta, per ogni disco.
Anche per Vasco è arrivato il momento del disco fatto con l'apporto
di musicisti americani, con il missaggio fatto a Los Angeles, come fanno
tutti coloro che arrivano in cima. Lo spettacolo è quindi gigantesco,
giustamente, per la prima volta in Italia, con grosse scenografie.
Quando abbiamo fatto la tournée nel giugno del 1991 il palco era
megagalattico. Forse oggi è un pochino più piccolo e studiato
per adeguarsi ai palasport. Con Andrea abbiamo dovuto entrare in questa
ottica di supergruppo. lo ero il chitarrista storico, lui quello che mi
ha sostituito. Ma il problema era un po' particolare. Andrea è
diventato nel frattempo un nome nell'ambiente. È molto conosciuto,
anche perché ha suonato con altri grandi artisti oltre che con
Vasco. Noi non ci conoscevamo però, e viviamo in due mondi bene
o male molto diversi.
G.C.: C'è stato attrito tra
voi?
M.S.: No, gli altri creavano attriti.
Noi in realtà non ci conoscevamo. l giornali e la gente mettevano
zizzania. Godono sempre nello sfruttare luoghi comuni. Quando abbiamo
suonato a Verona i giornali hanno scritto "Duelli all'ultimo sangue sul
palco tra i due chitarristi di Vasco". 0ppure "Due galli nel pollaio".
Ma che palle!
Non è vero, non è assolutamente così tra me e Andrea.
E chiaro che non è per niente facile per noi. lo ero abituato a
gestire canzoni che avevo scritto o contribuito a creare nel corso degli
anni ed era usuale per me sentirmi il solista unico sul palco. Anche Andrea
era abituato così. Quindi di questo fatto ne abbiamo sicuramente
sofferto entrambi. Però siamo tutti grandi e vaccinati; c'è
uno spettacolo professionale che è molto più grande di noi
da portare avanti e quindi alla fine, con molta pazienza, molta buona
volontà e molto aiuto da parte di Guido Elmi (che è comunque
il produttore e ha una forte personalità psicologicamente parlando),
siamo riusciti a lavorare molto bene insieme.
G.C.: Quindi attualmente Guido è
ancora il produttore di Vasco?
M.S.: Si, è stato richiamato
da Vasco. Ci vorrebbe un'enciclopedia per spiegare tutto! Comunque il
lavoro è stato lunghissimo soprattutto nella preparazione dei brani
nuovi, che erano molti e suonati da altri musicisti. Vasco era "intrippato"
con questi musicisti e voleva sentire gli stessi arrangiamenti, gli stessi
soli, nota per nota. Una cosa allucinante!
G.C.: Chi erano i chitarristi stranieri
sul disco?
M.S.: Steve Farris e un altro chitarrista
che ha suonato con Alice Cooper, non propriamente un grosso solista, bensì
un buon mestierante. Hanno fatto cose che potevamo fare benissimo io e
Braido. Il sound però è tipicamente americano.
G.C.: È il sound che cercava
Vasco?
M.S.: Che cercava soprattutto il suo
produttore! Forse anche perchè così aveva trovato una motivazione
in più per divertirsi. Vasco poi è uno che si fa tirar dentro
le cose. A lui piace anche cambiare pelle ogni tanto. Lui ha bisogno di
stimoli nuovi. D'altra parte lui ha avuto tutto e a questo punto ha più
bisogno di libidini che di altro! Sai, il mio parere conta fino ad un
certo punto, però se avessero fatto un disco come si faceva una
volta...! Del resto nel corso degli anni i rapporti tra le persone cambiano.
Poi sono successe delle cose e adesso c'è "il grande business"
e quindi non si può ragionare come una volta.
G.C.: In quali pezzi hai suonato tu?
M.S.: C'erano tanti pezzi nei quali
ho suonato, poi ne sono stati scelti altri, e c'erano anche tante parti
di chitarra che avevo fatto io e che poi sono state cancellate, sicuramente
in favore di un suono più adatto; chiaramente per quanto mi riguarda
non è stato piacevole, parliamoci chiarol Non è stato assolutamente
piacevole.
G.C.: Probabilmente non avrebbe fatto
piacere a nessuno! Dunque sei un po' deluso dell'insieme.
M.S.: No, avevo una gran voglia di
suonare! Ero contento che fosse tornato Elmi e che si fosse ricostituito
il vecchio staff. Ciò che mi diede fastidio è che tutto
questo fu usato dai giornali. Hanno scritto: "Vasco torna all'antico con
il suo staff di sempre: Solieri, Riva, Elmi". Poi in realtà era
così solo sulla carta. ll pubblico era contento del nostro ritorno.
Ma io, Steve Farris non l'ho mai visto in sala, eppure è sul disco!
G.C.:
Insomma, avete preparato la stuazione e poi sono state messe sopra le
ciliegine!
M.S.: C'è stato tutto un lavoro
di preproduzione dell'album durante il quale io mi sono sbattuto e dato
idee. Poi ho sentito certe parti mie suonate da un altro. Non è
molto bello.
G.C.: Come ti trovi con Braido?
M.S.: Partiamo da due mondi molto
diversi. Lui è uno studioso della chitarra. Passa dei pomeriggi
a studiare. lo glielo dico scherzando: "ma cosa vuoi imparare ancora?"
Non so se è un amore eccessivo per la musica o se è fobia!
G.C.: Andrea è un tipo incredibile.
Ha anche un forte ego che lo spinge verso quei risultati eccellenti.
M.S.: Si, tutti abbiamo un ego, ma
al di là dell'ego, ad un certo punto vorrei capire se lui nella
sua vita vuol fare ad esempio il chitarrista jazz, o se vuole suonare
queste cose molto difficili che necessitano chiaramente di un esercizio
continuo e allucinante.
G.C.: Andrea non pare un chitarrista
a senso unico ed ama spaziare nelle situazioni. Tra l'altro pare riuscirci
molto bene a giudicare pure dal suo album "Eleanore"!
M.S.: Infatti è bravissimo.
Ho ascoltato delle sue cose fusion, ed è pazzesco! È veramente
molto bravo. lo invece sono un chitarrista rock, anche se in passato ho
fatto un po' di jazz. lo mi concentro soprattutto sul suono e sul modo
di presentarsi. ll look per me è molto importante. lo sono nato
con i gruppi degli anni sessanta, con i Beatles, i Rolling, gli Yardbirds,
gli Shadows, capito? Per me è molto importante.
G.C.: Ma ti eserciti anche tu, giusto?
M.S.: Si, ogni tanto. Purtroppo non
ho una preparazione didattica molto seria. Mi piacerebbe. Se avessi avuto
una famiglia diversa, che mi avesse instradato allo studio della musica
in modo serio, sarebbe stata un'altra cosa. Mio padre era un medico professionista
e quindi io dovevo fare il medico! Abitavamo in un paesino e andavo a
lezioni dal maestro della banda! Quindi mi mancano delle basi musicali.
Mi piacerebbe aver la possibilità di scrivere colonne sonore e
aprirmi verso altri campi musicali.
Purtroppo certe cose si fanno da giovane; a quarant'anni è troppo
difficile mettersi a studiare quando ci si trova invischiati nel business
della musica. Del resto per scrivere delle belle canzoni ci vuole del
tempo, altrimenti si scrivono cose banali. Per me è un investimento.
Durante l'inverno sto chiuso in casa: raduno gli appunti scritti nei mesi
precedenti e creo delle canzoni che mi piacciono.
G.C.:
Vasco ha bisogno di entrambi voi chitarristi?
M.S.: Siamo talmente differenti che
la scelta è stata d'obbligo. L'idea era proprio quella di avere
due chitarristi diversi tra loro: da una parte ci sono io molto melodico,
largo, meno tecnico, dall'altra il virtuoso esagerato. Anzi, a volte ho
suonato cose veloci, ma sono stato fermato immediatamente! lo devo suonare
alla Solieri! Se volessi suonare in altri modi, non potrei farlo. Sono
costretto. Devo essere come la gente mi ascoltava anni fa!
G.C.: Parliano degli strumenti che
usi per suonare "alla Solieri"!
M.S.: Quest'anno sono sponsorizzato
dalla Meazzi, ho un ottimo rapporto con loro. Quindi uso amplificatori
Marshall e Park.
G.C.: Ma hai sempre usato Marshall...
M.S.: Si, è vero. Solo per
un certo periodo ho utilizzato alcuni Ampeg. Ma usavo solo i finali delle
testate. Le casse avevano quattro coni Celestion ed erano come le Marshall
in pratica. Poi utilizzavo dei pre e dei processori Yamaha. Adesso sono
tornato all'antica! Per il suono distorto uso Marshall. Al limite aggiungo
un Guv'nor (sempre Marshall) per saturare meglio il suono. Per i suoni
puliti uso sempre le casse Marshall con testata Marshall Anniversary (canale
Clean, ovviamente) abbinato ad un sistema Rocktron lntelliflex. Per il
genere che suoniamo noi, non ho bisogno di tanti suoni differenti. In
pratica in tanti anni di lavoro con Vasco mi sono stati richiesti soltanto
suoni puliti e saturati. Gli effetti vengono messi dal banco di missaggio.
Oggi al suono Clean aggiungo anche un chorus ed un po' di delay. Ma questo
vale solo per me, perchè è un suono che sento io nel monitor.
ll suono distorto è dato dal Marshall e basta. Durante le prove
a Milano ho voluto provare il sistema completo Rocktron Utopia, con vari
finali separati. ll suono era molto bello, ma i tecnici mi hanno detto
che non andava bene se utilizzato con un altro chitarrista. Diciamo che
sono suoni molto raffinati e che possono utilizzare chitarristi che suonano
soli o in trio. Con due chitarristi come noi che fanno un gran casino
non si distingue più niente (risate). ll suono reale del Marshall
viene fuori meglio. Così ho ripreso la mia vecchia testata Marshall
fine anni settanta, una delle prime "master volume" che è stata
ulteriormente elaborata e customizzata negli anni da un amico mio e la
collego in parallelo con le altre. ll mio amico in questione è
Andrea Pennesi.
G.C.: Che modifiche ha apportato?
M.S.: Sullo stadio di preamplificazione
e sul gain. In effetti ho due testate Marshall vecchiee modificate: una
da cinquanta ed una da cento watt. La cinquanta la tengo a casa e la uso
in studio. L'altra la uso dal vivo insieme alla testata Anniversary. Quindi
ho tre testate Marshall, quattro casse ed un sistema Rocktron a rack,
oltre al trasmettitore Rexer. Come chitarre acustiche ho una Landola elettroacustica,
fabbricata in Scandinavia. È tutta in acero e ha un suono molto
bello. Come elettriche ho delle stupende chitarre Hamer, due delle quali
fatte appositamente per me all'Hamer Custom Shop.
G.C.: Vediamo che hai anche una doppio
manico.
M.S.: Si quella è una delle
due speciali fatte per me. Non ha nulla di straordinario, viene solo fatta
su richiesta. E io l'ho richiesta! (ride). L'altra invece è proprio
customizzata nei pick up e nella finitura. Ha una verniciatura "marmorizzata"
nera e dorata. l pick up sono due Seymour Duncan: un single coil al manico
ed un humbucking al ponte. Sistema Schaller patend by Floyd Rose classico.
Queste chitarre vanno molto bene. Hanno delle bellissime tastiere in ebano
con segnatasti a forma di boomerang. Sono chitarre veramente molto belle.
ll rapporto tra me e la Meazzi è molto buono ed infatti mi hanno
dato strumenti di gran valore. ll suono della doppio manico è molto
aperto, pulito e ampio. L'altra ha il suono distorto tipo la vecchia Gibson
SG, un suono nasale. Poi la terza Hamer che ho è una Vintage Arch
Top e ricorda un po' la vecchia Gibson Les Paul, con il top in acero fiammato,
due pick up sempre Seymour Duncan, tra cui un Jeff Beck Model e la leva
vibrato.
Ha dei suoni molto Gibson. La uso infatti nei brani più storici
di Vasco, quelli in cui usavo la Gibson Les Paul negli anni passati.
G.C.: Visto che devi citarli!... (risate).
M.S.: Certo, devo proprio autocelebrarmil
(risate). Purtroppo è così!
G.C.: Progetti solistici?
M.S.: Mi piacerebbe, ho anche delle
idee. Ma se realizzerò un progetto solistico dovrà essere
una cosa bella, non voglio accontentarmi e soprattutto non voglio lare
il disco dell'ex sideman di lusso che schitarra e basta! Voglio fare un
disco di canzoni in cui ci siano anche brani o parti strumentali. Parti
incazzate e anche parli alla Mark Knopfler. E con ospiti tipo Pino Daniele,
Enrico Ruggeri: musicisti che conosco e che stimo. In Italia a parole
tutto è possibile. Vedremo se diverrà una realtà.
A me piacerebbe moltissimo.
G.C.: Pratichi altre attività
musicali all'infuori di Vasco?
M.S.: Faccio jam sessions con gli
amici, come ho sempre fatto nei momenti di tranquillità. Vado in
giro con il Gallo e Daniele (Tedeschi) a suonare i classici di Hendrix
nei club.
G.C.: Quali sono i tuoi hobby?
M.S.: Mi piace il cinema e mi piace
leggere. Mi piace informarmi sulle attività musicali, l'ho sempre
fatto. Ho lavorato per anni nelle radioe ho sempre letto i giornali musicali
tra cui Guitar Club. Mi piace poter sempre seguire i miei stimoli, perchè
tutto ciò si riflette poi nella musica che compongo. Cerco sempre
di mantenermi mentalmente fresco! A me non interessano le ville e le Ferrari.
Sto vivendo molto bene perchè scrivo canzoni con Vasco e lui vende
molto bene, quindi ho guadagni da professionista e non posso certo lamentarmi.
Però la cosa a cui tengo di più è la mia freschezza
musicale, quella che mi porta a scrivere buona musica! Alla fine è
sempre un dare e avere. Se una canzone la fai con grande entusiasmo è
perchè innanzi tutto piace a te e alla fine ti accorgi che piace
anche al pubblico. E questa è sempre stata la nostra filosofia
fin da quando abbiamo iniziato a suonare di fronte a venti persone. La
gente deve sentirsi coinvolta dal nostro entusiasmo! È una escalation
che ci ha portalo dove siamo oggi.
G.C.: Complimenti!
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